“CENTONOVE”
23.3.2012
FINALMENTE CANDIDO
Non è stata una manifestazione oceanica, anzi neppure lacustre. Ma quel centinaio di persone che giovedì sera ha sfilato per le vie di Partanna Mondello, in solidarietà con Giovanni Candido e i suoi soci imprenditori, ha segnato una data importante nella più che secolare storia di contrasto al dominio mafioso. E’ giusto che la città sappia, è giusto che se ne conservi memoria.
Chi conosce le borgate palermitane sa che tutto è là maledettamente più difficile che nei quartieri residenziali. Nell’ambito della legalità, ad esempio, ogni iniziativa contro la ‘mafia’ (in quanto fenomeno anonimo) si trasforma facilmente in protesta contro ‘mafiosi’ in carne ed ossa (con volti e nomi che anche i bambini conoscono): meritorio e necessario organizzare convegni all’università e fiaccolate per le vie del centro storico, ma tutta un’altra cosa è stringersi attorno ad uno sparuto gruppetto di cittadini - che si sono rifiutati di pagare il pizzo per poter continuare a gestire un negozietto di servizi postali privati – sapendo che qualcuno sta registrando la tua presenza e non la dimenticherà facilmente.
L’eccezionalità dell’evento - prontamente colta da Addio Pizzo, Libero Futuro, Professionisti Liberi e Confindustria, che hanno contribuito a promuoverlo - è dovuta ad un secondo fattore: la fiaccolata è stata organizzata, in primis, dalla parrocchia di Santa Maria degli Angeli con la piena e convinta partecipazione del pastore, don Pasquale Viscovo. E’ un segnale raro, prezioso, che potrebbe scatenare una vera e propria rivoluzione mentale e pratica. Dopo lunghi decenni di ignavia, di distrazione, di devozionismo alienante, cosa succederebbe se le parrocchie e le altre comunità religiose decidessero di uscire dall’equilibrismo, ipocrita e deleterio, del “né con la mafia né con l’antimafia” (ma magari solo con gli amici dei mafiosi in carriera politica, sino a Palazzo d’Orleans)? Sappiamo benissimo che, al di là della facile retorica, sarebbe intraprendere un cammino faticoso e non privo di rischi. Don Pino Puglisi a Brancaccio, don Peppino Diana a Casal di Principe - per limitarci ai casi più recenti – lo hanno percorso sino alla croce. Ma altri preti - a Palermo, in Sicilia, nel Meridione – resistono e sopravvivono, sopravvivono e coinvolgono altri nella resistenza. E forse un giorno ci sarà qualche vescovo e qualche cardinale in più che - sull’esempio di monsignor Bregantini in Locride - uscirà dai palazzi un po’ troppo protetti e affiancherà i preti di periferia e i loro parrocchiani, indifesi ma coraggiosi. Forse questo genere di iniziative comporterà la rinunzia a qualche rosario in chiesa o a qualche novena di preghiere in onore di santa Rita per far trovare marito alle ragazze che rischiano di restare ‘zitelle’; forse qualche dotto professore di teologia si affretterà a mettere in guardia dai rischi dell’ “orizzontalismo” laicista ai danni del “verticalismo” mistico…Ma la questione radicale resta la medesima: se il vangelo di Gesù Cristo chiede ai credenti di alimentare l’industria del sacro o di impegnarsi, sino in fondo, per la libertà, la giustizia e la fraternità.
Augusto Cavadi
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