mercoledì 11 gennaio 2012

Tre proposte per selezionare i candidati alle elezioni


“Repubblica – Palermo”
11.1.2012

TRE IDEE PER LA SELEZIONE DEI CANDIDATI ALLE ELEZIONI

Un contributo preciso, meditato e costruttivo al dibattito nazionale sulla moralizzazione della politica è partito in questi giorni dalla Sicilia. In vista delle prossime elezioni amministrative a Palermo, tre note associazioni impegnate sul fronte della lotta alla mafia (Addiopizzo, Libero Futuro e Professionisti Liberi) hanno inviato al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio e al Ministro dell’Interno una lettera ‘aperta’ che - sulla base della convinzione scritta su uno striscione dalle mani di don Pino Puglisi (“Il voto di scambio uccide le coscienze”) - propone, assai concretamente, “un’azione articolata, di ampio respiro, che connetta e integri tre punti”.
Sul primo e sul terzo punto, per la verità, ritengo che i destinatari dell’appello non possano andare molto oltre un tentativo di persuasione morale, di stimolo etico, nei confronti delle dirigenze degli attuali partiti politici: intervenire sui meccanismi di formazione delle liste dei candidati. Più precisamente: innanzitutto escludendo dalla rosa dei papabili i personaggi coinvolti, da imputati, in vicende giudiziarie
attinenti, in maniera diretta o indiretta, al sistema di dominio mafioso. L’ammonimento di Paolo Borsellino (“Vi sono, oltre ai giudizi dei giudici, anche i giudizi politici cioè le conseguenze che da certi fatti accertati trae o dovrebbe trarre il mondo politico”) è rimasto, a venti anni dal suo martirio civile, inascoltato. Ma se i partiti (soprattutto dello schieramento progressista) non vogliono allargare il fossato che li divide dall’opinione pubblica – ammesso che sia ulteriormente amplificabile – devono decidersi a troncare ogni compromesso nascondendosi dietro l’ipocrita “attesa dell’ultimo grado di giudizio”.
Dopo che i dirigenti dei partiti abbiano operato una prima scrematura delle candidature, dovrebbero affidare agli elettori di riferimento il compito di individuare, in maniera più circoscritta, nomi e cognomi. Si tratterebbe di adottare “un metodo partecipativo per scegliere le candidature del centro destra e del centro sinistra, come le primarie, indipendentemente da alleanze e accordi”: non solo per discutere, apertamente e pubblicamente, di profili biografici ma anche, e soprattutto, di idee e progetti politici.
Il terzo – e ultimo punto – della piattaforma rientra, a differenza dei primi due, nell’ambito delle competenze immediate del governo: la centralizzazione dello scrutinio delle schede. Infatti la normativa vigente, che prevede l’effettuazione dello scrutinio nei singoli seggi, favorisce il controllo abusivo dei voti e, perciò, ne condiziona fortemente la segretezza. In ogni seggio, infatti,
votano di solito non più di 700 elettori: con un numero (appositamente gonfiato) di candidati e di liste, ogni candidato non riceverà più di 5 preferenze per seggio. Molto facile, dunque, verificare se chi ha promesso un voto, in cambio di un favore, ha rispettato il patto scellerato.
Basterebbero queste modifiche procedurali a rendere più consapevole e più libero il voto amministrativo? Nessuno - tanto meno le associazioni promotrici – si illude. Predisporre degli strumenti è un’operazione necessaria quanto insufficiente. Un’operazione che ha senso se, contestualmente, si persevera in una quotidiana, capillare, azione di informazione e di trasformazione delle coscienze. L’ignoranza cognitiva e la rozzezza morale di chi non sa essere neppure un egoista di larghe vedute - ed perciò tutto concentrato nell’accaparrarsi l’uovo subito senza preoccuparsi né della gallina né tanto meno del pollaio – restano gli ostacoli più radicali sulla strada per una Palermo, per una Sicilia, più vivibili. Scuole, associazioni, organi di stampa e di trasmissione radiotelevisiva, chiese, sindacati hanno fatto sino ad oggi troppo poco su questo versante, come se la partecipazione politica fosse un hobby e neppure dei più rispettabili. Ma non c’è altro modo di lasciarsi davvero alle spalle l’epoca dei taumaturghi illusionisti, a Roma come a Palermo.

Augusto Cavadi

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