“Centonove” 23.12.2011
LA RISPOSTA VALDESE AL “CODICE DA VINCI”
Il nome della rosa e Il codice da Vinci hanno inaugurato un genere letterario che, con qualche approssimazione, potremmo denominare “giallo teologico”. Non è facile inserirsi in questo alveo senza apparire né noiosi né copioni: Sergio Velluto, con Il pretesto (Claudiana, Torino 2011, pp. 307, euro 14,90) c’è riuscito brillantemente. Gli ingredienti tipici ci sono tutti: un codice medievale, un’associazione segreta reazionaria, un’altra associazione altrettanto segreta di stampo evangelico, i Servizi segreti vaticani, una coppia all’alba dell’innamoramento, un ispettore di polizia, qualche cadavere qua e là…Velluto li sa mixare con maestria, intrecciando suspense ad humour, erudizione storica e riferimenti all’attualità, pathos religioso e analisi psicologica. Raccontare la vicenda sarebbe crudele nei confronti del candidato lettore perché uno dei pregi del libro è proprio nel susseguirsi di colpi di scena: il corso degli avvenimenti non si svolge mai secondo modalità prevedibili. A rendere ancora più dinamico il registro narrativo è l’intreccio, capitolo per capitolo, di tre vicende che solo alla fine del libro riveleranno con chiarezza i nessi reciproci: una si svolge nelle valli alpine, a cavallo fra Francia e Italia, dal XVI al XVII secolo; un’altra si svolge a Torino nel XXI secolo; una terza, infine, sempre nel XXI secolo, ma negli Stati Uniti d’America.
Tra le sorprese esplicite che attendono il lettore nelle ultime pagine (sino a quella sorta di “titoli di coda” in cui si viene aggiornati sull’esito esistenziale dei principali protagonisti) ne va segnalata una che può non apparire tale ma che per me lo è stata. Mi riferisco al fatto che l’appartenenza dell’autore e della casa editrice al mondo valdese - e soprattutto le vicende iniziali del romanzo – lascerebbe supporre che il ruolo di ‘cattivi’ venga giocato dalle gerarchie cattoliche o, per lo meno, dai Servizi segreti del Vaticano: invece (ma non aggiungo altro!) alla fine non sarà come appariva all’inizio. Così, oltre che divertire e appassionare letterariamente, l’opera di Sergio Velluto consegna anche un messaggio di tolleranza, anzi di fratellanza. E lo mette proprio sulle labbra del capo dello spionaggio vaticano che si rivolge al capo della plurisecolare confraternita protestante: “Non penso che in questa aurora di millennio si possa continuarla a pensare in questo modo. Voi a pensare che noi siamo Satana, l’anticristo, e noi a ritenervi eretici da eliminare. La storia deve pur servire a qualcosa. E se non la storia almeno la maturità a cui sta arrivando l’umanità intera”. Un lieto fine, dunque? Per certi versi, sì. Ma attenzione alle ultime pagine: ci sono tutti i presupposti perché, chiusa la storia di un enigmatico codice antico, se ne possa riaprire domani un’altra. Con un altro codice, ancor più misterioso, per protagonista.
Augusto Cavadi
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