“La Sicilia”
5.11.2011
C’è anche una bellezza della politica
In un tempo di crisi imperanti, in cui le idee e la pratica politiche sembrano mordere il freno e mostrarsi deficitarie, ecco un denso e ben documentato saggio, di Elisabetta Poma e Augusto Cavadi, che prova a illuminare l’altra faccia, quella pulita e positiva, dell’impegno a favore della collettività e dell’adesione a “progetti” di gestione e di cambiamento delle società umane: “La bellezza della politica. Attraverso, e oltre, le ideologie del Novecento” (Trapani, Di Girolamo Editore, 2011). Il fare politico può essere, infatti, gioioso, esaltante, edificante. In ogni caso, esso è necessario, ineludibile, incombente. Allora i nostri autori presentano una vera e propria mappa delle principali scuole di pensiero politico dello scorso secolo, analizzandole in modo non superficiale ma, al contempo, senza pedanterie. Esse vengono, inoltre, sintetizzate in un “Quadro sinottico delle ideologie” di agevole consultazione, anche per un eventuale uso didattico del volume. Scorrono così i tratti fondamentali del liberalismo, del comunismo, della socialdemocrazia, del fascismo, della dottrina sociale cattolica, del conservatorismo, dell’ambientalismo, dell’anarchismo. Ciascuna di queste “dottrine” viene letta sulla scorta della propria concezione dell’uomo, della società, dello Stato, dell’economia, dell’educazione, della religione. Ad esempio, se l’anarchismo ritiene l’educazione «costituzionalmente sterile, ingiusta ed impossibile (…). Deve realizzarsi solo come autoeducazione in contesti extra-istituzionali», il liberalismo la propugna «mirata al senso critico dell’individuo; basata su dati empirici; attraverso istituzioni statali e private in concorrenza». Dall’osservazione incrociata dei vari “tasselli” o “nuclei generativi” dei vari indirizzi, è possibile tentare un’interpretazione del nostro tempo e, soprattutto, provare a proiettarsi verso il domani. Gli autori del volume, entrambi docenti, pur tenendo ben presente la dimensione divulgativa e istruttiva della loro opera, non si sottraggono certo alla complessità dei temi affrontati. Mettono, ad esempio, in guardia dal rischio dell’interessata propaganda denigratoria nei confronti della politica da parte di chi punta a tenere lontani i cittadini dalla “cosa pubblica”. Provano anche a ribaltare il luogo comune secondo il quale le “ideologie” sarebbero “morte”, anch’esso “promosso”, talvolta, col velato obiettivo di scoraggiare la partecipazione dei cittadini alla vita sociale. Il volume, tra un capitolo e l’altro, intercala delle pagine “memorabili” di eminenti studiosi del passato e del nostro tempo, da Giuseppe Prezzolini a Emmanuel Mounier, da Errico Malatesta a Gunter Grass. Esaurita la traversata lungo le ideologie del Novecento, Cavadi e Poma si mettono alla prova con le “Prospettive per il XXI secolo” e, soprattutto, con una concreta ipotesi di percorso, scandita in vari punti, segnatamente sviscerati: “essere responsabili”, per cominciare. Riconoscere “l’ambiguità costitutiva dell’essere umano”. Saper fare i conti con “l’irriducibile pluralità dei poteri effettivi” («Questa pluralità di forze brulicanti rivela l’ingenuità di tutti i tentativi ideologici di catturare in schemi definitivi l’incessante divenire della storia»). I due saggisti si soffermano anche sul binomio “maggioranze silenziose” e “minoranze critiche”. Propongono, ancora, di “coniugare realismo ed utopia” («Non si può non partire dalla conoscenza più obiettiva e razionale possibile degli individui, dei loro rapporti sociali, delle dinamiche storiche»); occorrerà, in ogni caso, ad avviso degli autori del libro, “democratizzare la conoscenza” e “controllare i rappresentanti”. Il volume contiene anche una ricca appendice bibliografica.
Salvatore Mugno
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