“CENTONOVE”
17.6.2011
Che il padre-padrone di una coalizione ‘nordista’, e polemica verso i politicanti di carriera, designi come erede al trono un avvocato ‘terrone’, sinora vissuto più di politica che per la politica, ha qualcosa di grottesco. Al di là delle biografie individuali, comunque, la vicenda paradossale è cifra di un quadro complessivo meno divertente e più preoccupante. Angelino Alfano, il miracolato del ceppo elettorale di Sant’Angelo Muxaro, da cui ci si aspetta che sappia ‘combattere’ con la stessa tenacia con cui sinora ha saputo ‘credere’ e ‘obbedire’, è l’icona di quel pezzo di Meridione che ancora una volta si è precipitato in soccorso del suo nemico ‘oggettivo’, attenuando - con i risultati elettorali registratisi, per esempio al comune di Ragusa o alla provincia di Reggio Calabria - la catastrofe berlusconiana e leghista. Dietro l’icona del ministro-portavoce, tutto un mondo di “servi liberi e forti” (auto definizione di Giuliano Ferrara) che corrono ad Arcore ad offrire alleanze e sinergie, con il maestro di equilibrismo Raffaele Lombardo in pool position. Anche nei ballottaggi del 12 e 13 giugno i siciliani hanno votato per il Terzo Polo (soprattutto per gli orfani litigiosi di Cuffaro): quasi a volersi riservare il diritto di rientrare nell’ovile del centro-destra non appena il leader più spregiudicato si sarà ritirato finalmente dal proscenio. A conferma, ancora una volta, che dietro la differenza apparente fra Nord e Sud d’Italia, si nasconde la differenza reale fra il peggio di ciò che sa esprimere il Nord (affamato di profitti a tutti i costi) alleato con il peggio che sa esprimere il Sud (disponibile a inchinarsi agli ordini di qualsiasi padrone, purché danaroso e prepotente) in opposizione al meglio del Nord (la piccola e media borghesia intellettuale e imprenditoriale che chiede di lavorare sodo, senza sfruttare i dipendenti, ma senza neppure dover mantenere parassiti di ogni genere e di ogni latitudine) alleato con il meglio del Sud (la piccola e media borghesia intellettuale e imprenditoriale che non vuole pagare né tangenti, il pizzo dei politici, né pizzo, la tangente dei mafiosi).
I risultati dei quattro referendum popolari hanno inferto alla replica cabarettistica del Duce un’altra lezione di democrazia e di buon senso. Per la maggioranza dei siciliani (con le eccezioni significative delle due città maggiori, Palermo e Catania, e di tre province) è stata l’occasione di dimostrarsi in via di guarigione – almeno provvisoria - dalla sindrome di Stoccolma, la stessa per cui alcuni prigionieri di guerra o perseguitati per altre ragioni si affezionano ai propri aguzzini e non vogliono liberarsi dal loro gioco. Il tempo faceva bello, ma gli elettori non sono andati tutti al mare e la stragrande maggioranza di chi si è recato alle urne ha votato ‘sì’ per smantellare alcune delle normative sfornate dal governo della destra più reazionaria, xenofoba, violenta e anti-solidaristica della storia repubblicana. Quello che alcuni di noi speravano che avvenisse (e temevano che non si verificasse) si è realizzato: un sussulto di dignità di tutte le fasce sociali attualmente scoraggiate o complici che compensa, nella memoria storica, il 61 a zero delle politiche di alcuni anni fa. Ma non è il momento dei trionfalismi: la battaglia contro la privatizzazione dell’acqua e il rifiuto delle centrali nucleari non è stata una battaglia esclusiva del centro-sinistra. E’ però il momento di ricominciare a fare politica: per esempio chiedendosi - davanti alle strategie dei DS ai vertici del partito in Sicilia – perché il numero dei suffragi sia diminuito persino là dove si è riusciti ad eleggere un sindaco a primo turno (come a Vittoria) o perché si ostinino ad appiattirsi sulle posizioni del centrismo conservatore e del terzopolismo opportunista proprio nella fase in cui il resto del Paese sta scoprendo che “dire qualcosa di sinistra” (e soprattutto farlo davvero) è non solo più dignitoso in sé ma perfino più proficuo elettoralmente. O il codice genetico dei vari Lupo, Lumia, Cracolici è di destra e sono i soli a non essersene accorti (e hanno solo sbagliato schieramento) o sono davvero di sinistra per carattere e per vocazione ma un Destino più forte li ha prescelti a dimostrare che “gli dei accecano coloro che vogliono rovinare”.
Augusto Cavadi
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