domenica 8 maggio 2011

Perché l’Arcivescovo di Palermo
chiude le porte delle chiese ai gay?


“Repubblica – Palermo”
7 maggio 2011

Pregare per le vittime dell’omofobia? Vietato.

Il 17 maggio sarà la giornata mondiale in memoria delle vittime dell’omofobia (quest’anno dedicata al tema “Omosessualità e religioni”). Anche alcune comunità cristiane (cattoliche e protestanti) palermitane hanno organizzato un momento pubblico di preparazione: una veglia di preghiera, per la sera di giovedì 12 maggio, presso la parrocchia di S. Lucia. Alcuni preti cattolici, alcuni pastori protestanti e numerosi fedeli di entrambe le confessioni (omosessuali ed eterosessuali, ovviamente) sono stati felici dell’ospitalità da parte del padre comboniano che aveva messo a disposizione la chiesa nei pressi dell’Ucciardone. Ma ecco che, pesante come una ghigliottinata, è arrivato lo stop del cardinale Romeo: questa preghiera non s’ha da fare.
Non è facile esprimere un giudizio meditato sulla vicenda, al di là dell’emotività immediata. Per la Chiesa cattolica, infatti, la pratica dell’omosessualità è ‘oggettivamente’ peccaminosa e l’unica tolleranza ammissibile è nei confronti dei singoli omosessuali, come nei confronti di qualsiasi altro fedele che combatta qualsiasi altra tentazione ‘carnale’. Pretendere che un arcivescovo consenta una veglia di preghiera per le vittime dell’omofobia sarebbe, per certi versi, incomprensibile come se autorizzasse una veglia pubblica di preghiera per tutti i mafiosi caduti sotto i colpi della polizia o di altri mafiosi.
Posto, dunque, che il cardinale sta agendo in maniera coerente con il suo ruolo ufficiale, istituzionale, la questione si sposta dal caso particolare alla mentalità generale: ai presupposti culturali e etici. In nome di cosa la Chiesa cattolica considera l’esercizio dell’omosessualità un peccato? Schematizzando brutalmente, si può rispondere: o per ignoranza scientifica o per superficialità esegetica. Ai ‘laici’ basta il primo punto per chiudere il discorso: né avrebbero partecipato alla veglia di preghiera né possono dispiacersi più di tanto per la notizia della censura. Diverso il caso dei credenti che accettano di andare, attraverso e oltre il piano dell’indagine scientifica, sino al livello teologico. Essi sarebbero disposti, ovviamente, a obbedire al magistero attuale vaticano qualora fosse vero che la Bibbia stessa condanni le pratiche omofile. Se, invece, non sembrano disposti ad allinearsi, è perché decenni di frequentazione con gli ambienti teologici (cattolici e protestanti) più aggiornati li hanno resi edotti della fondatezza di tesi opposte: numerosi biblisti, infatti, hanno approfondito le questioni esegetiche e interpretative della Scrittura e sono arrivati alla conclusione che – come in innumerevoli altri casi – i testi ‘sacri’ vanno storicizzati e, liberati dagli agganci caduchi a tabù delle epoche precedenti, accolti nei loro contenuti essenziali. Karl Rahner invitava, già cinquanta anni fa, a rispettare la “gerarchia delle verità”: a mettere al centro le verità fondamentali e lasciare ai margini, e alla discussione, le tesi periferiche secondarie. Che Dio ami tutte le sue creature, a prescindere dagli orientamenti sessuali, è una verità centrale: come gli omosessuali, amati da Dio e salvati in Cristo, possano vivere la loro affettività e il loro erotismo appartiene all’ambito delle questioni opinabili. Come recita un classico adagio cristiano: ci vuole unità nelle questioni essenziali, libertà nelle questioni dubbie, amorevole comprensione in tutte. Ecco perché i gruppi che hanno organizzato la veglia muteranno di pochi metri il luogo, ma lasceranno intatta la data: pregheranno nella piazza della Pace, antistante i locali della parrocchia che gli sono stati preclusi. Eviteranno che proprio Palermo, città originaria di Alfredo Ormanno (il gay che nel 1988 si è dato alle fiamme per protesta nella piazza di san Pietro a Roma) , sia l’unica grande città del mondo a non solidarizzare con i gay e le lesbiche picchiati o uccisi a causa del loro
orientamento sessuale. E soprattutto testimonieranno, ancora una volta, che credere nel messaggio esigente del Nazareno significa, tra l’altro, saper “obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” tutte le volte che le istituzioni umane, anche religiose, pretendono di intercettare i dettami della coscienza.
Augusto Cavadi

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