Dal magazine “S” (dicembre 2009):
“La mafia in terra cristiana” di R. (oberto) P. (uglisi)
“La Chiesa è tutta una bellezza”. E se lo diceva un mafioso in regola, a parer suo, col cattolicesimo, uno in confidenza col mondo, uno come lo sciasciano don Mariano Arena - tanto che è impossibile non citarlo ogni volta e ogni volta allo stesso modo - c’è da crederci. Soprattutto in terra di Sicilia, qui, dove il Padreterno e il Padrino sono le due facce oscure di una stessa inestricabile medaglia. Chiesa e mafia, una lunga storia di passi incrociati. Augusto cavadi, professore di Filosofia, scrittore e pubblicista di noto valore, tenta di scindere, di tagliare il nodo di Gordio di un’armonia storicamente accertata, tra i sacramenti eterni e il Riina di turno, che reca con sé una contraddizione in termini. E affronta il tema nel suo “Il Dio dei mafiosi” (edizioni San Paolo, 240 pagine, 18 euro). Scrive Cavadi: “Se la genesi del nazismo in terra cristiana ha posto e pone interrogativi scomodi, possiamo evitare analoghe domande a proposito della mafia?”. No, non possiamo. Perciò, “questo libro vuole rispondere, essenzialmente, ad una questione: com’è possibile che una società cristiana partorisca Cosa Nostra e Stidde…”. Com’è possibile?
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