“Repubblica - Palermo”
21.4.2010
SONO I LAVAVETRI IL PERICOLO PUBBLICO N°1
A tutti è capitato di perdere un ‘verde’ al semaforo a causa di un lavavetri intempestivo: ed è una vera scocciatura. Tanto più se qualcuno di questi diventa (come per la verità accade raramente) aggressivamente insistente. Il blitz dunque della polizia, su ordinanza dell’amministrazione comunale, con plateali arresti, multe e sequestro dei ‘corpi di reato’ (spugna e paletta) è senz’altro lodevole. Eppure…eppure c’è qualcosa, in un angolino del cervello, che resiste. Quasi un retrogusto di ingiustizia (sostanziale) nel bel mezzo di una decisione che parte da presupposti legali e mira a rafforzare la legalità.
Se ci riflettiamo anche solo pochi momenti, infatti, ci chiediamo se in una città impregnata di totale indifferenza alle regole sia opportuno strategicamente, e prima ancora condivisibile eticamente, iniziare a far pulizia dalle trasgressioni minime operate da soggetti estremamente deboli. Ci chiediamo se non sarebbe logicamente e moralmente prioritario liberare la città dai posteggiatori abusivi che impongono un pizzo inesorabile (ogni volta che ho provato a evitarlo, ho pagato la micro-ribellione a fior di euro per le spese di carrozzeria). Ma, quanto a prevaricazione, le decine di migliaia di automobilisti che - del tutto impunemente - intasano le corsie riservate ai bus e ai taxi, o posteggiano in seconda fila e sulle poche piste ciclabili, sono forse meno dannose per la viabilità urbana? Chi si reca nei giorni festivi in uno dei due grandi cimiteri di Palermo precipita in un gorgo di illegalità (dai negozi dei fiorai che invadono marciapiedi e carreggiate alle auto posteggiate a tappeto rendendo impossibile procedere a piedi, tanto meno se si è disabili in carrozzella): tutto senza l’ombra di un solo vigile. Chi paga un regolare ’scarrozzo’ per entrare e uscire dal proprio garage ha fatto tante volte l’esperienza frustrante di vedersi bloccare il passaggio da automobili posteggiate da proprietari irreperibili: ed ancora più frustrante è restare prigionieri in casa propria perché il centralino dei vigili urbani risponde che non è previsto questo genere di intervento occasionale. Dopo un primo periodo di rigore, ormai usare le cinture in città ed evitare di parlare al cellulare sono diventati optional per secchioni. In più di cinquanta anni non ho mai visto multare un solo automobilista che passi col rosso o che non si fermi a uno stop o che invada in sorpasso la carreggiata opposta nonostante la linea continua: ma non sono trasgressioni che mettono in pericolo l’incolumità altrui, oltre che la propria?
Sarebbe troppo facile estendere la lista delle infrazioni e dei soprusi al di là dell’ambito ristretto della mobilità cittadina: e potrebbe riuscire fuorviante rispetto all’interrogativo di partenza sull’operazione lavavetri. Che è oggettivamente lecita, ma concretamente - nel contesto urbano di Palermo - appare la patetica esibizione muscolare di un pugile suonato, remissivo con i più forti ma spaccone con chi costeggia il baratro della miseria. Unica possibile giustificazione: che sia l’inizio di una escalation che, partendo dai piani bassi, abbia il coraggio di disturbare anche i piani medi ed alti.
Augusto Cavadi
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