Su “Il bandolo” (novembre/dicembre 2009, nn. 14/15) ho avviato, a richiesta del Direttore, una “Rubrica” fissa di filosofia pratica per …non filosofi:
Vi riporto la prima puntata qui di seguito.
Sarei felice se qualcuno dei lettori del blog volesse attivare una discussione di ‘filosofia pratica’ con me.
Sono graditi anche gli interventi dei filosofi di professione, ma ancor più di interlocutori professionalmente impegnati in altri settori. O in cerca di prima occupazione…
“IL BANDOLO”
Novembre - Dicembre 2009
nn. 14 / 15
CI PENSIAMO SU
(E ANCHE DA DIETRO)?
rubrica a cura di Augusto Cavadi
Quanta vita avrà questa nuova rubrica che fa oggi capolino in un angolo del “Bandolo”? La risposta è appesa a due incognite. La prima è la longevità del curatore; la seconda - altrettanto imprevedibile - la reattività dei lettori. Infatti il curatore è un “filosofo consulente” e (poiché per fare filosofia - come per fare l’amore - è necessario essere almeno in due) le prossime puntate dipenderanno dalle interlocuzioni critiche di qualche lettore (filosofo di mestiere pure lui o, meglio ancora, non-filosofo).
Ma a che può servire in un periodico una spazio di riflessione? E’ un tocco in più di intellettualismo, di aristocraticità snobistica? Se la “filosofia-in-pratica” fosse la filosofia che si impara a scuola e all’università, sarebbe inevitabilmente così. Ma, dagli inizi degli anni Ottanta, alcuni filosofi europei abbiamo pensato (all’inizio indipendentemente, poi collegandoci in varie maniere tra di noi) che la filosofia scolastica ed accademica non esauriva lo spettro delle possibili modalità di filosofare; che c’era necessità di una filosofia per i non-filosofi; che andava riscoperta la funzione sociale della filosofia (per la verità antica almeno quanto Socrate).
Se avremo pazienza e voglia, puntata dopo puntata scopriremo insieme che cosa possa significare in pratica fare filosofia non ad uso dei futuri professori di filosofia (che, a loro volta, perpetueranno la casta), bensì ad uso delle donne e degli uomini ‘comuni’. E’ infatti molto strano che si studi chimica per inventare nuove medicine (e non certo per creare nuovi chimici) o giurisprudenza per diventare operatori di diritto a servizio della gente (e non certo per creare nuovi giureconsulti), mentre i filosofi non si preoccupano quasi per nulla delle ricadute pubbliche delle loro speculazioni teoretiche (preferendo parlarsi, in filosofese, tra di loro).
Con una battuta, si potrebbe dire che questa rubrica serve per capire la matassa di cui riteniamo di avere il bandolo: fuor di metafora, per capire quali sono le domande dell’uomo della strada a cui l’intellighentia dà - o si illude di dare - risposte. Ma dovremo spiegarci con più agio, e con più chiarezza, man mano che cammineremo insieme. Se qualcuno vuole anticipare un po’ i prossimi passaggi, può intanto cercare in libreria uno di questi tre testi introduttivi alla “Pratica filosofica” : La consulenza filosofica (Xenia, Milano 2007) di Davide Miccione; Consulente filosofico cercasi (Apogeo, Milano 2007) di Neri Pollastri; Filosofia praticata. Su consulenza filosofica e dintorni (Di Girolamo, Trapani 2008) a cura di dieci soci dell’associazione nazionale “Phronesis”. Chi li avrà in mano, ma anche chi preferirà rimandarne ad altri giorni la lettura, potrà anche cominciare ad inviare le sue considerazioni critiche, le sue obiezioni, le sue richieste di chiarimento mediante il blog.
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