giovedì 4 febbraio 2010

Una città di m…?


“Repubblica - Palermo”
2.2.2010

I CANI, CAMBRONNE E LE VIE DI PALERMO

Gli storici raccontano che, all’ingiunzione di arrendersi a Waterloo, il generale napoleonico Cambronne abbia risposto agli inglesi con un laconico: “Merde!”. E’ da allora che in Francia le persone educate usano un elegante perifrasi: “le mot de Cambronne”. In Sicilia non siamo così raffinati, ma abbiamo a disposizione una serie di sinonimi per difendere la nostra onorabilità: dagli infantili ‘cacca’ e ‘pupù ai dotti ‘escrementi’ e ‘feci’.
Per quanto strano possa sembrare, tanta è la cura nell’evitare di nominare i prodotti naturali della nostra attività digestiva quanta l’incuria nell’evitare di lastricarne le nostre strade. No, per carità: non è frequente (anche se mi è capitato più di una volta di assistere alla scena pietosa offerta da una povera matta senza fissa dimora) che un cittadino alleggerisca in pubblico le viscere costipate. Ma frequente, anzi frequentissimo, anzi abituale è che un cittadino consenta al proprio cane di farlo, senza preoccuparsi minimamente di raccogliere le tracce evidenti dell’operazione fisiologica. La parola ci turba, la cosa no: e nessuno sospetta che la maleducazione si manifesta in entrambe le modalità. Se mai, più gravemente nella seconda. Anni luce fa, in città comparvero delle macchinette che distribuivano, per pochi centesimi, guanti di plastica e paletta: ma, a parte il fatto che già allora persi più di una monetina senza avere in cambio gli arnesi promessi, ormai quelle colonnine sono scomparse. La decenza della città, l’igiene dei passanti, l’incolumità degli anziani e delle donne incinte (persone per le quali occasionali scivoloni - sul quinto elemento dimenticato da Empedocle - risultano più dannosi) è affidata al buon senso degli amici degli animali. Che, a giudicare da ciò che si vede, non è dei più elevati.

Anche in questo caso, come in altri simili, si può sperare che con il lento scorrere dei decenni, o dei secoli, il livello di consapevolezza civica delle generazioni si innalzi, almeno quanto basti per uscire fuori dalla m… . Ma si può anche chiedere alle autorità pubbliche che la faticosa evoluzione etica venga accompagnata, e debitamente stimolata, da qualche provvedimento preciso. Sono convinto che a Venezia o a Firenze i marciapiedi non siano così imbrattati come da noi per pure ragioni ideali: all’origine almeno, la differenza è stata segnata da amministrazioni che sancivano con multe i trasgressori ed amministrazioni che - per le motivazioni più disparate - chiudevano e chiudono gli occhi (e si tappano il naso).
Quando, una settimana fa, mi è capitato di osservare un anziano signore - vestito molto modestamente - che raccoglieva con un foglio di giornale quanto il suo cagnolino andava depositando allegramente accanto agli alberelli, mi sono leggermente commosso: è stato come un barlume di speranza in una notte senza senso. Alcuni minuti dopo mi sono chiesto, però, se solo dieci o venti multe affibbiate in pochi giorni dai vigili urbani non sarebbero sufficienti ad anticipare il tempo in cui anche a Palermo o a Catania il gesto di ordinaria educazione di un cittadino perbene possa passare inosservato.

Augusto Cavadi

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