Repubblica - Palermo 20.8.09
PAGHI PIU’ TASSE CHI E’ MENO CIVILE
Si riuscirà, con tutti mezzi legali disponibili, a costringere il sindaco Cammarata a fare marcia indietro sull’aumento dell’addizionale Irpef? A evitare, con il raddoppio dell’aliquota, dallo 0,4 allo 0,8 per cento (la più alta d’Italia) , di costruire, in attesa delle gabbie salariali, una sorta di ‘gabbia impositiva’? Nessuno - ritengo - sia in grado di prevederlo. Ma sarebbe bello che il primo cittadino, anziché essere costretto, si convincesse della validità di innumerevoli alternative. La ricetta è talmente semplice che si ha persino pudore a formularla: chiedere soldi non ai cittadini più onesti, ma a quelli che lo sono di meno.
Dunque, innanzitutto, a chi non paga né Irpef né Ici né tasse su immondizia, targhe professionali sui portoni di casa, insegne di negozio, cartelloni pubblicitari. Non sono un ragioniere, ma raccogliendo notizie ora dalla stampa locale ora da funzionari amici che lavorano in Comune sono arrivato alla conclusione che si recupererebbe qualche milione di euro di crediti.
Insufficienti? In questo caso - ma questo secondo suggerimento al sindaco di Palermo ricorda da vicino il bambino ingenuo che indica la nudità del re - perché non trarre denaro dalla tasca dei cittadini più incivili? La città è ormai sempre meno vivibile e i turisti che ritornano dopo anni lo notano unanimamente. Chiunque posteggia in doppia e tripla fila o nelle rare piste ciclabili; chiunque getta cartacce dall’auto in corsa o depone rifiuti ingombranti all’angolo delle strade (dove già, per le note ragioni amministrative, l’immondizia si accumula implacabile) o rifiuti tossici sul greto dell’ex fiume Oreto (per evitare i costi dello smaltimento) o abbandona carcasse di auto vecchie, ricettacolo di siringhe e affini, per risparmiare sulle spese di demolizione; chiunque costruisce verande abusive e trasforma le terrazze sui tetti in appartamenti pericolosamente illegali; nessuno, o quasi, rallenta davanti alle strisce pedonali nonostante i pedoni attendano timidamente di attraversare; per non parlare dei posteggiatori abusivi che taglieggiano gli automobilisti anche nei luoghi in cui si paga già il tagliando a ore; delle corsie dei mezzi pubblici intasate normalmente di veicoli privati; del vizio crescente di attraversare gli incroci col rosso; dei cantieri edili che smaltiscono i materiali di risulta - anche pericolosi - in maniera selvaggia…Tutto questo e altro ancora senza un’ombra di vigile urbano. Che, quando c’è, fa finta di non vedere. L’unica repressione che funziona efficacemente riguarda i tagliandi dei posteggi nelle zone del centro: gli ‘ausiliari del traffico’ sono - giustamente, ma un po’ paradossalmente - molto severi nel segnalare abusi (anche di pochi metri) e ritardi (anche di pochi minuti)
Sappiamo ormai le obiezioni (”Ci sono pochi vigili in servizio ogni giorno, fra ferie e malattie”), ma sappiamo anche le contro-obiezioni (”Perché non disimpegnare gli agenti di polizia municipale dal chiuso degli uffici e dalle incombenze di rappresentanza non strettamente necessarie? Perché non espletare tutti i concorsi per completare l’organico? Perché - vista la disoccupazione dilagante - non adeguare gli organici al numero crescente degli abitanti e degli automobilisti che transitano da Palermo provenendo anche dalla provincia o sbarcando dalle navi?). Insomma: un livello almeno accettabile di legalità, di rispetto delle regole di convivenza civile, avrebbe immediatamente delle ricadute positive per le finanze dell’amministrazione comunale. Per non parlare dell’incremento del turismo - e dunque dei ricavi dell’indotto - man mano che l’immagine della città migliorasse agli occhi dei visitatori.
Se i vigili urbani non dovessero risultare sufficienti, almeno nei periodi cruciali il sindaco potrebbe convocare, d’intesa col prefetto o su impulso di questi, delle riunioni fra i vertici delle forze dell’ordine operanti a Palermo (polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza) e programmare degli interventi coordinati.
Solo se questa ondata di pulizia morale e civica (non apro l’affaire delle spese pazze dei burocrati delle municipalizzate né lo scandalo degli operai stipendiati per oziare mentre le spiagge pubbliche sono impraticabili per sporcizia) dovesse risultare insufficiente a sanare il bilancio comunale, il sindaco Cammarata avrebbe la legittimazione politica della sua decisione di tartassare i soliti stupidi che ritengono doveroso contribuire con le proprie risorse (talora non proprio floride) al bene comune. E i soliti stupidi avrebbero motivo per evitare di mobilitarsi inferociti contro amministratori per i quali il disprezzo della cittadinanza riflessiva costituisce la cifra abituale dello stile di governo. Veramente, come amava esprimersi Totò de Curtis, “ogni limite ha una pazienza”.
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