“Repubblica - Palermo”
6.1.2009
ALLO SPORTELLO DELLE TASSE ALLA VIGILIA DELLA FESTA
Chi è favorevole allo statalismo nazionalista di destra, dovrebbe pagare con fervore le tasse. Anche chi, a sinistra, è socialista dovrebbe essere lieto di sovvenzionare con le proprie tasche il Welfare State. E, a ben pensarci, anche i cattolici centristi dovrebbero contribuire con francescana letizia al Bene comune. Insomma, tranne gli anarco-capitalisti (che hanno per ora illustri esponenti al governo), un po’ tutti i cittadini avremmo motivi sufficienti per non disattendere il meno divertente degli obblighi sociali.
Mi sono trovato a ruminare tra me e me queste considerazioni edificanti, alcuni giorni fa, subito dopo aver aperto la busta delle Agenzie delle entrate: mi si ingiungeva di pagare la registrazione di un contratto di affitto del 2005 che, per la verità, avevo già regolarmente pagato. Volevo auto-convincermi di non aver commesso un errore, in una città dove il tasso d’evasione nel settore pare viaggiare intorno al 75% , a pagare la prima volta: non sarei stato disturbato una seconda per dimostrare di essere in regola.
Mentre la mia mente era invasa da queste insidiose tentazioni, lo sguardo mi cadde su una nota della lettera in cui mi si comunicava che potevo chiedere chiarimenti per telefono. Ci provo per ore, per giorni interi: invano. Il numero chiamato è sempre occupato. Ma non mi scoraggio: la stessa lettera mi informa provvidenzialmente che c’è la possibilità, per evitare inutili code, di prenotare via internet un appuntamento. Mi sposto al computer, senza troppa convinzione (non siamo mica a Stoccolma o a Tokio…), ma devo ricredermi: sia con un meccanismo di risposta immediata sia con una e-mail successiva di conferma, mi vengono assegnati un orario (12 e trenta) e un giorno (24 dicembre) per l’appuntamento. Certo l’ora e la data non sono proprio delle più comode, ma non mi pare il caso di fare il difficile. Rinvio, dunque, la partenza per le brevi ferie natalizie in modo da potermi presentare puntualmente allo strano appuntamento all’Agenzia Palermo 3, numero civico 5 di piazza Francesco Napoli.
Vi lascio immaginare lo sconcerto che mi si stampa sul volto quando l’unica persona presente, la dirigente dell’ufficio, mi accoglie allargando le braccia: qui oggi non c’è nessuno; è strano che lei non sia stato avvisato dello spostamento dell’incontro; compili un modulo e faccia istanza di annullamento della nostra richiesta corredata dalla fotocopia delle ricevute di versamento. Siamo alla vigilia di natale: non è normale che funzionari ed impiegati siano in ferie? Già, è normale. Forse lo un po’ meno dare un appuntamento, non preoccuparsi di disdirlo e lasciare in asso chi avrebbe esattamente lo stesso diritto - o lo stesso desiderio - di tregua natalizia dagli impicci burocratici.
Tornando a casa mestamente mi si sono andate configurando due domande impertinenti: ma se bastava un modulo e una fotocopia di ricevuta, perché non scriverlo nella lettera in cui mi si invitava a fissare un appuntamento - e per giunta con quattordici scrivanie vuote ? E, comunque fossero andate le cose, la lettera parlava chiaro: se avevo commesso l’errore di non pagare tre anni prima, mi spettava pagare interessi e multa. Benissimo: ogni democrazia si basa sul principio di responsabilità. Ma ciò vale a senso unico? Se l’errore lo commette l’amministrazione pubblica, perché nessun burocrate è obbligato a risarcire il cittadino del tempo e delle spese necessari a dimostrare di essere dalla parte del giusto?
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