venerdì 5 dicembre 2008

Il benvenuto dei palermitani ai turisti…


“Repubblica - Palermo”
5.12.08

IL TURISMO DEGLI SLOGAN E QUELLO DELL’ARRETRATEZZA

“I turisti vengono pieni di curiosità. Facciamoli tornare pieni di entusiasmo”: questi - e simili - slogan sono stati opportunamente diffusi in questi giorni dall’Assessorato regionale per il turismo, la comunicazione e i trasporti. La promozione mediante manifesti e inserzioni sui giornali può avere senz’altro una certa efficacia, ma per cambiare una mentalità è necessario che l’opera di convincimento venga accompagnata da gesti concreti. Sia da parte delle istituzioni che da parte dei privati cittadini.
Episodi ormai da decenni all’ordine del giorno risultano dunque - proprio perché in contrasto con questa campagna pubblicitaria - ancor più fastidiosi, irritanti. In alcuni casi si tratta di difetto elementare di buon senso. Come quando una famiglia di piemontesi in visita a Palermo mi ha chiesto come ovviare alla difficoltà di trovare al capolinea del 731 i biglietti per recarsi da Vergine Maria al centro della città. Ho staccato tre biglietti dal mio blocchetto e glieli ho prestati volentieri. La sera, però, mi hanno raccontato che un controllore ha obiettato che quei tre biglietti non potevano essere adoperati senza il resto del blocchetto e li ha invitati a scendere dal bus per procurarsi - erano ormai arrivati in zone meno periferiche - dei biglietti ‘regolari’!

Ancor più incredibile il racconto di Loredana, una bella ragazza calabrese che da alcuni anni si è trasferita a Palermo come insegnante in una scuola elementare statale. Una comitiva di suoi concittadini decide di organizzare una gita a Palermo e chiede l’accompagnamento di una guida. L’Azienda provinciale del turismo, interpellata, dichiara che per quel giorno tutte le guide turistiche sono già prenotate (quali perversi meccanismi corporativi limitano l’accesso a questa professione così cruciale per l’economia isolana?). Allora Loredana decide di dedicare la giornata ad ospitare i compaesani e accetta di salire nel loro pullman per illustrare - sia pur sommariamente - vie e monumenti. Ma il giro dura poco perché, non appena l’allegra comitiva scende in via Matteo Bonello per ammirare la cattedrale, due solerti vigili urbani si avvicinano e appioppano alla troppo solerte maestrina una multa di mille euro. Invano i compaesani - tra cui un dirigente scolastico e un vigile urbano - attestano e giurano che si tratta di un’amica prestatasi gratuitamente in sostituzione di guide patentate indisponibili. Nulla da fare: bisogna dare una lezione a chi esercita abusivamente il ruolo di Cicerone!
Ma se questi sono episodi che comunque si appellano ad una normativa vigente, tanti altri si consumano - al contrario - in palese disprezzo di qualsiasi norma. Diversi partecipanti ad un convegno nazionale di sindacalisti edili a Terrasini si sono lamentati con me perché, man mano che arrivavano all’aeroporto Falcone-Borsellino, si servivano di taxi per i pochi chilometri da Punta Raisi a “Città del mare”, ma nessuno degli autisti inseriva il tassametro e, poi, all’arrivo, ognuno di loro ’sparava’ una richiesta differente. Se qualche cliente chiedeva gli estremi del taxista e della sua vettura, gli veniva immediatamente proposto uno sconto. Ho telefonato al 117 e un addetto, per la verità molto gentilmente, mi ha spiegato che bisogna fare di volta in volta una denuncia circostanziata ad una stazione locale della guardia di finanza perché, mentre da Palermo a Punta Raisi le tariffe sono chiare, per altri tragitti vige una sorta di mercato delle vacche. Ma è credibile che visitatori impegnati per due o tre giorni in un convegno decidano di investire delle ore per stendere denuncie e recarsi fisicamente a cercare posti di polizia? Non l’ho fatto neppure io che a Palermo ci vivo stabilmente quando l’altro ieri ho utilizzato un taxi dall’aeroporto a via Notarbartolo (dove un mio amico è sceso) per poi proseguire verso l’Albergheria: nonostante i patti chiari iniziali, il signore alla guida dell’auto ha inserito il tassametro subito dopo la prima sosta. Alla mia stupita protesta, mi ha spiegato che con quaranta euro si paga la corsa sino a Corso Vittorio Emanuele e che, invece, avevo chiesto di andare duecento metri oltre. Solo quando ho chiesto di essere scaricato o subito o comunque prima degli ultimi duecento metri, il buon uomo si è convinto a rispettare la legge e il buon senso. “Gentilezza, simpatia, accoglienza” sono certamente “i migliori investimenti per il futuro”: ma come farlo capire senza seri controlli a chi non conosce neppure onestà, trasparenza e senso civico?

Augusto Cavadi

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