“Repubblica - Palermo”
12.10.08
UN DIZIONARIO PER TUTTE LE MAFIE
Mafia è un vocabolo a rischio di inflazione, di banalizzazione. Designa, ogni volta, troppo o troppo poco: e, dunque, raramente consente di leggere dentro il fenomeno che nomina. Allora è meglio tacere? Si farebbe alla mafia un favore enorme, forse il più gradito. La via alternativa è l’analisi: attenta, minuziosa, in progress incessante. Che - data la poliedricità dell’oggetto - non può essere frutto di intelligenze solitarie, per quanto perspicaci. Per questo la giornalista Manuela Mareso e il magistrato Livio Pepino hanno pensato, saggiamente, di chiamare a raccolta un gran numero di studiosi attorno ad una ideale tavola rotonda affinché ciascuno comunicasse il proprio pezzetto di conoscenza.
Il risultato è un mosaico di quasi novanta tessere: tante sono, infatti, le voci del Nuovo dizionario di mafia e antimafia (Edizioni Gruppo Abele, Torino 2008, pp. 603, euro 28,00) compilate da una trentina di collaboratori che sono intervenuti, ovviamente, sulla base delle proprie competenze ed esperienze professionali. Così Vincenzo Consolo ha trattato di “Letteratura e mafia”, Alain Labrousse di “Narcotraffico”, Giuseppe Casarrubea di “Portella della Ginestra”, Gian Carlo Caselli di “Direzione nazionale antimafia”, Tano Grasso di “Antiracket” e di “Testimoni di giustizia”…Poiché mafia non è solo “Cosa nostra” (di cui si è occupato Antonio Ingroia), il lettore ha a disposizione delle schede istruttive anche su “‘Ndrangheta” (Ercole Giap Parini), “Camorra” (Isaia Sales), “Sacra Corona Unita” (Monica Massari) “Cosa nostra americana” (Stefano Becucci) e persino sulla “Yakuza” (Alison Jamieson con la collaborazione di Manuela Flore). Qualche sociologo, come Alessandra Dino, ha avuto il compito di affrontare quelle tematiche che travalicano gli scompartimenti e si trovano all’incrocio di sguardi epistemici multipli: “Famiglia”, “Corleonesi”, “Cupola”, “Terzo livello”, “Guerre di mafia”, “Sacco di Palermo”, “Stragi”, “Trattativa”, “Massoneria”, “Religione”, “Chiesa e mafia”, “Giornalismo e mafia”, “Voto di scambio”… Questi accenni, per quanto incompleti, danno l’idea della consistenza e della qualità del Dizionario. Ma, come è scritto all’ingresso di un museo parigino, il valore oggettivo di un tesoro non basta: esso è nelle mani di chi gli volge uno sguardo distratto oppure se ne appropria con attenzione e serietà. Possiamo solo affermare che adesso insegnanti e giornalisti, magistrati e operatori sociali, politici ed elettori non hanno più alibi: chi non ha avuto il tempo, né la voglia, di immergersi nella biblioteca mafiologica esistente (dove non sempre è facile discernere il grano dalla zavorra e dove, comunque, è raro trovare delle trattazioni sintetiche che non siano superficiali), ha ora la possibilità di afferrare - in poche pagine per ogni argomento - il succo di anni di studio, svolto anche da valenti autori che, per le ragioni più svariate, non hanno contribuito a redigere questo corposo, indispensabile, strumento di lavoro.
Da una nota dell’editore si apprende che sono previste, sino al 2011, quattro edizioni/ristampe. Forse sarà anche grazie a imprese culturali come questa che, in una quinta edizione, si potrà aggiungere - proprio all’inizio - la voce “Agonia della mafia”. Ma questo - più che una previsione scientifica - è l’auspicio coltivato dai cittadini migliori di una terra davvero difficile.
RIQUADRO
Manuela Mareso, per quanto giovane giornalista professionista, è da anni la generosa coordinatrice del mensile “Narcomafie”. Ha contribuito ad un volume sull’etica del giornalismo e ad un progetto di ricerca europeo sul traffico delle droghe del crimine organizzato.
Livio Pepino è un magistrato, membro del Csm, che condirige “Narcomafie” e dirige “Questione giustizia”. Tra i suoi libri, Andreotti, la mafia e i processi e, con Marco Nebiolo, Mafia e potere (entrambi editi dal Gruppo Abele di Torino). Con Giancarlo Caselli ha pubblicato, nel 2005, A un cittadino che non crede nella giustizia.
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