Adista n. 59 - 06 Settembre 2008
BEATI GLI ULTIMI…
di Augusto Cavadi*
Anno A 21 settembre 2008 XXV Domenica del Tempo Ordinario Is 5, 6-9 Sal 144 Fil 1, 20-27 Mt 20, 1-16
Leggere il vangelo, interpretarlo correttamente, è dato a tutti - soprattutto ai ’semplici’ - o è riservato a pochi specialisti? Ci sono pagine che attestano quanto ardua sia la risposta. Da una parte, infatti, sarebbe assurdo supporre che il messaggio salvifico del Regno non fosse rivolto anche a chi è capace soltanto di ascolto naïf; ma, dall’altra, come non ammettere che una lettura ingenua, immediata, di parabole come questa induca quasi inevitabilmente a fraintendimenti? Forse si ci potrebbe accordare su una conclusione del genere: Gesù parlava il linguaggio multiplo delle parole, dei gesti, delle azioni… che poteva raggiungere, senza filtri, la mente e il cuore degli ascoltatori anche meno istruiti. Sapeva che la trascrizione in fogli del suo linguaggio avrebbe potuto generare equivoci. E infatti né scrisse né dettò nulla. Dopo la redazione dei vangeli, le linee essenziali del messaggio restano accessibili anche a chi è asciutto di esegesi e di ermeneutica, ma solo chi ha l’attrezzatura metodologica adatta può provare a raschiare l’apparenza per cogliere molti dettagli secondari per nulla trascurabili.
Che significa, ad esempio, che “gli ultimi saranno i primi e i primi ultimi” (v. 16)? Il Dio di Gesù è un capitalista di animo generoso che, avendo fissato un salario minimo per i suoi precari a giornata, non se la sente di decurtare ulteriormente la paga a quanti sono rimasti in piedi, appoggiati sul muretto, sino a quando - quasi alla fine della giornata lavorativa - non è stato necessario ingaggiare anche loro? Qualsiasi interpretazione giuridica o morale (e ne sono state proposte decine in questi venti secoli) mostra, alla fine, qualche incongruenza o - nei casi migliori - si riduce ad una sorta di celebrazione dell’ovvio che non aggiunge né toglie alcunché ad una immagine antropomorfa di Dio.
Diverso è il caso in cui ci si ponga da una prospettiva teologica ed antropologica. Qui si annuncia un Dio che non fa calcoli ragionieristici e dona la salvezza non solo a chi è chiamato per primo (l’ebreo veterotestamentario, la bambina precoce che decide di farsi santa a quattordici anni, gli sposi modello che arrivano alle nozze d’oro dopo una vita di rinuncie quotidiane…), ma anche a chi avverte la chiamata in extremis (il pagano contemporaneo di Gesù, il libertino che si converte come Agostino di Tagaste nel mezzo del cammin della sua vita, gli anziani mercanti alla Zaccheo che solo poco prima di morire si accorgono di aver sprecato l’esistenza a far soldi e per giunta disonestamente…). E qui si annuncia la possibilità inaudita che l’uomo, grazie ad una fede autentica, possa vincere l’invidia e la gelosia causate dalla gratuità dell’unico Padre. Bruno Maggioni lo ha saputo precisare con lucidità: “La parabola non vuole anzitutto insegnarci come Dio si comporta, ma piuttosto come i giusti debbono comportarsi di fronte alla misericordia di Dio”. Infatti, come aveva avvertito J. Dupont, “il problema non è quello dei diritti e dei doveri di un padrone, ma quello della solidarietà che dovrebbe unire gli operai fra di loro”.
Allora non è che i ‘primi’ vengano schiaffati da Dio all’ultimo posto, ma è la loro stessa condizione di ‘primi’ a metterli a rischio di auto-esclusione: è la loro coscienza ‘troppo’ pulita, il compiacimento eccessivo per i propri ‘meriti’, l’arroganza di chi si avverte moralmente privilegiato che li induce a rattristarsi perché Dio è comprensivo e a nutrire per i salvati dell’ulti-ma ora sentimenti negativi. È insomma il loro privilegio iniziale a covare, dentro se stesso, il rischio di capovolgersi in rivolta autolesionistica. Beati gli ultimi perché non conosceranno la tentazione di rivendicare il monopolio della primogenitura!
* Augusto Cavadi svolge la sua attività di ‘consulente filosofico’ soprattutto a Palermo dove è impegnato in iniziative di formazione per insegnanti, studenti, volontari e militanti del movimento antimafia. Opera all’interno della Scuola di formazione etico-politica “G. Falcone”, del Centro siciliano di documentazione “G. Impastato” e, più recentemente, dell’Ucc (”Università etica per la Condivisione della Conoscenza”).
Nessun commento:
Posta un commento