“Repubblica - Palermo”
5 settembre 2008
RITORNO A CASA CON OCCHI DIVERSI
Tra i vantaggi non secondari del viaggiare c’è la possibilità di ritornare a vedere casa con occhi diversi. Almeno se, girando per il mondo, non si è smarrita la curiosità per il nuovo né la disponibilità ad imparare.
Nello zainetto di questa estate, ad esempio, ho insaccato tre o quattro idee che - se condivise e attuate - potrebbero rendere migliore la nostra vita siciliana.
Basilea (ma mi pare di capire tutta la Svizzera): ai semafori è obbligatorio spegnere i motori di auto e moto. In fondo, si tratta di piccole città: quanto smog si eviterebbe a Palermo se la stessa norma (magari sotto forma di consiglio, per evitare che l’obbligatorietà costituisca un incentivo a fare il contrario) venisse applicata? E quante migliaia di euro di benzina risparmierebbero, in un mese, i trecentomila e passa automobilisti?
Croazia: la gente non abbandona disinvoltamente le bottiglie di plastica, anzi ci sono persone di ogni età che le raccolgono persino se depositate negli appositi cestini. Raptus ecologico epidemico? Mi informo con una studentessa di filosofia e trovo la risposta: ogni supermercato dà mezza kuna per ogni bottiglia di plastica restituita. Mezza kuna corrisponde a circa 15 centesimi: ogni quattordici contenitori equivalgono ad un euro; con centoquaranta si fanno dieci euro. Poco per chi sta bene: comunque il salario medio di un operaio generico. Non so cosa se ne facciano i supermercati (che prevedono qualcosa di simile per chi compra prodotti in vetro): ma sarei felice di sapere se anche le nostre grandi catene di distribuzione non potrebbero ricavare qualche piccolo vantaggio economico da una politica ecologicamente favorevole.
Sempre in Croazia entro nella toilette di un bar modesto ma frequentato e lo trovo pulitissimo. Sul retro della porta un foglio svela l’enigma: come negli aeroporti più attrezzati, ogni due ore è prevista la pulizia dei locali (con relativa forma dell’addetto). Perché da noi non è possibile trovare un bagno pubblico e i bagni privati sono, dopo le prime ore del mattino, inutilizzabili? Siamo sicuri che non si potrebbero stornare un po’ di ‘lavoratori socialmente utili’ - di solito annoiati a grappoli nei corridoi degli uffici pubblici in attesa che passino le ore - verso la gestione di wc pubblici? E se pulire cessi dovesse risultare meno dignitoso che aspettare l’ora del ritorno a casa giocando a briscola, siamo sicuri che non ci sarebbero dei volontari fra gli Lsu in considerazione del notevole arrotondamento di stipendio con le mance dei cittadini e dei turisti? E, per quanto riguarda i bagni dei bar privati, siamo sicuri che ad un extra-comunitario convenga maggiormente umiliarsi a piazzare rose ed accendini a utenti ormai spazientiti anziché girare dieci bar tre volte al giorno per pulirne i bagni? E se i gestori non avessero la lungimiranza per capire che dieci euro al giorno per questo servizio sarebbero un’ottima spesa promozionale per la loro attività commerciale, non potrebbero provare ad affidare il bagno ad uno o due extra-comunitari in cambio delle sole mance dei clienti?
Un’ultima idea l’ho maturata con i miei simpatici compagni di viaggio. Ogni volta che visitavamo un bosco, o fruivamo di una spiaggia pubblica, giocavamo a portar via un po’ dei rifiuti abbandonati da altri: così da lasciare il luogo che ci aveva accolto non come era, ma addirittura un po’ più pulito. E’ un gioco ingenuo, come la fatica del colibrì che - vedendo la foresta in fiamme - andava e veniva dal mare per prendere e versare una goccia d’acqua. Agli animali che lo irridevano, dedicò solo un momento del suo tempo prezioso: “Sto facendo tutto quello che posso. Se voi, che potete di più, faceste lo stesso…”.
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