martedì 1 luglio 2008

L’AMORE NON SOLO PER GLI UOMINI


“Repubblica - Palermo”
1.7.08

La città degli animali perduti

E’ comprensibile che in questi afosi fine-settimana ognuno di noi, se può, corra a cercare un po’ di refrigerio al mare o tra i boschi. Eppure, non tutti quelli che potrebbero permetterselo ne approfittano. Per esempio, se vi trovate a passare dal viale che entra alla Favorita dalla Fiera del Mediterraneo ed entrate al “Rifugio del cane”, vi troverete due o tre ragazzi che con le mani imbrattate, con le tute da lavoro infangate, tentano l’impossibile: accudire a centinaia di animali abbandonati. Animali da nutrire, da lavare, da curare, da liberare dagli escrementi. E, come se ciò non fosse abbastanza gravoso per pochissimi volontari (soprattutto nel periodo estivo, quando inqualificabili ‘padroni’ si alleggeriscono dei loro cani per poter partire in vacanza senza preoccupazioni superflue), questi ragazzi devono lavorare non solo gratuitamente, ma autotassandosi. La loro attività, infatti, non gode più del sostegno economico comunale e i contributi spontanei dei cittadini risultano molto al di sotto del necessario.

Come si potrebbe raccogliere l’appello silenzioso che il gesto di questi giovani , semplice e discreto, lancia a noi tutti?
Nell’immediato si tratta di non lasciarli soli. Se qualcuno può e vuole, mettendosi accanto a loro per aiutarli fisicamente a distribuire vaschette di acqua o a iniettare fiale di medicinali. O, per lo meno, portando cibo da cuocere o croccantini pronti per il consumo o anche solo dei giornali vecchi per rigovernare gli spazi.
Ma, ad un livello più ampio, si tratta di interrogarsi sulla quantità e sulla qualità degli interventi pubblici: come funziona il ricovero comunale? Che trattamento è riservato ai randagi che vengono rastrellati per le strade? Si sta attuando una strategia di sterilizzazione preventiva? Se un cittadino si imbatte in un animale ferito - o se si ammala l’animale di un cittadino che versa in cattive condizioni finanziarie - esiste un ambulatorio pubblico e gratuito cui rivolgersi (come avviene in altre città italiane)?
Può darsi che, in un momento in cui i tagli governativi ai servizi sociali colpiscono duramente le persone, ogni preoccupazione per gli ‘altri animali’ risuoni come un lusso inopportuno se non proprio come una beffa. Ma è davvero così? A ben riflettere, in moltissimi casi gli animali domestici fanno parte del mondo affettivo degli umani, soprattutto dei soggetti anziani o soli: prendersene cura significa salvaguardare un minimo di qualità della vita di tali soggetti. Inoltre - ma questa è una considerazione più difficile da condividere perché la sua validità è riscontrabile solo in prospettiva, nel lungo periodo - una città rispettosa dei viventi (appartenenti alla flora e alla fauna) promuove il rispetto reciproco anche fra i concittadini. Ne sanno qualcosa quei genitori mafiosi che, per iniziare i piccoli ad una certa mentalità, li invitano a maneggiare le armi per colpire uccelli o animali selvatici, in modo da abituarli a spargere sangue innocente. In questi mesi Adelphi ha tradotto una lettera stupefacente di Rosa Luxemburg (Un po’ di compassione), a proposito di un povero bufalo maltrattato da un soldato sotto i suoi occhi di prigioniera politica, corredata dal commento di Karl Kraus. Questi ha una frase fulminante e ‘profetica’ (siamo nel 1920, tredici anni prima dell’avvento del nazismo): “Fino a quando le valchirie tedesche e ungheresi guarderanno con ammirazione all’addestramento militare dei bufali, anche gli uomini non saranno al sicuro dall’essere ridotti a bestie da soma”. Nello stesso libretto, sempre sul tema della “compassione” per gli animali, c’è “il brano più lancinante dell’opera di Kafka” seguito da un commento di Elias Canetti che scrive : “La posizione eretta rappresenta il potere dell’uomo sugli animali, ma proprio (…) questo potere è anche la sua colpa, e solo se ci sdraiamo per terra tra gli animali possiamo vedere le stelle che ci salvano dall’angosciante potere dell’uomo”. Un terzo brano, infine, a firma di Joeph Roth, descrive un macello tecnologico dei nostri tempi (in cui, con ossessiva metodica quotidiana, vengono “sacrificati” migliaia di manzi e vitelli, “senza contare pecore, agnelli, capre, capretti e cavalli”) e solleva l’interrogativo sul vegetarianesimo. Ma questo sarebbe un discorso a parte.

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