Centonove 9.3.07
Augusto Cavadi
DOVE NASCE LA PACE
“Poiché le guerre hanno origine nella mente degli uomini, nella mente degli uomini si debbono costruire le difese della pace”: così recitava, all’indomani della Seconda guerra mondiale (1945), l’Atto costitutivo dell’Unesco. Una convinzione elementare e, proprio per questo, disattesa a cui invece ritornano Fulvia Masi e la giovane figliuola Mósa Masi Tanksley, autrici - rispettivamente - dei testi e dei disegni di un delizioso libretto (La pace incomincia da me, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2006, pp. 32, euro 5,90) in edizione bilingue (italiano e inglese).
All’apparenza la pubblicazione sembra destinata solo ai bambini, ma una sorta di prefazione avverte che è invece “per bambini e per grandi”. Il protagonista, infatti, il “bambino filosofo” Memmo, vive “una storia semplice nel linguaggio e nel contenuto, eppure sottilmente profonda nel significato”. Siamo, insomma, nella tradizione di quei racconti, come Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupery, che si lasciano leggere - come palinsesti - a diversi livelli di profondità.
E, in effetti, anche un piccolo alunno delle scuole elementari può cogliere il messaggio di Memmo: la pace mondiale è un albero immenso che può formarsi solo a partire da piccoli semi piantati nel cuore dei singoli. Ma la stessa verità - che potrebbe diventare oggetto di conversazione in una sperimentazione circolare di “philosophy for children” alla Lipman- non sfigurerebbe in simposi per adulti: dove, tramontate le visioni collettivistiche e de-responsabilizzanti, si fa strada (anche grazie alla lezione della psicoanalisi) la consapevolezza che la soggettività individuale è “la radice originaria del legame sociale”; che tale soggettività è costitutivamente “posta nella relazione con gli altri umani e con la biosfera”; e che solo un contagio progressivo, a macchia d’olio, di tale consapevolezza può diventare “evento cosmopolitico” (così Romano Màdera nel volume, scritto in collaborazione con Luigi Vero Tarca, La filosofia come stile di vita. Introduzione alle pratiche filosofiche, Bruno Mondadori, Milano 2003, p. 72).
La pace di cui è alla ricerca Memmo ha molti nomi: perché altrettanti sono i volti della non-pace, della guerra, della violenza. In particolare essa è anche la pace come cessazione della criminalità camorristica: il titolo del libro, infatti, è stato suggerito alle autrici da uno slogan scelto dai bambini della scuola media ed elementare “Virgilio IV” di Scampia per una manifestazione organizzata sul loro territorio al fine di chiedere “il silenzio delle armi dei clan”. Ma se lo spunto è nato da una circostanza locale ben determinata, lo sguardo si è poi lentamente alzato su un orizzonte planetario: verso una “universalità (…) senza frontiere (geografiche o religiose)”. Perché, tra i tanti paradossi della pace, si registra anche questo: non c’è pace fra le nazioni se non c’è pace dentro gli individui, ma sarebbe solo una pia illusione alla new age coltivare una pace privata in un contesto storico-politico dilaniato dalla dialettica terrore degli Stati - terrorismo delle minoranze esasperate.
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