Centonove 23.2.07
STRANO DESTINO DI UN BIOLOGO TRAPANESE
1990: Giuseppe Salvo, biologo siciliano quarantenne, dirigente dell’Istituto superiore della sanità di Roma, viene invitato dalla Facoltà di medicina dell’Università di Mogadiscio per tenere una conferenza scientifica. La sera prima del volo di ritorno dalla Somalia in Italia viene accompagnato da due colleghi in un lussuoso hotel per provare a contattare telefonicamente casa. Ma non torna più in auto, anzi sparisce senza lasciare tracce. Verrà trovato impiccato in una cella della caserma del corpo di guardia presidenziale.
Questi i fatti. Molti gli interrogativi che Salvatore Mugno raccoglie (in agile volumetto all’incrocio di diversi generi letterari: Mecca maledetta. Una storia italiana nella dissoluzione della Somalia, Il pozzo di Giacobbe, Trapani 2005) dalla testimonianza dei congiunti, degli amici e dei colleghi: perché uno scienziato professionalmente affermato ed affettivamente appagato si sarebbe tolto la vita in maniera così repentina, così inaspettata? Come conciliare la versione ufficiale delle autorità somale con le caratteristiche (”la sobrietà, la spiccata capacità autocritica, l’understatement e il costante umorismo”) riconosciutegli dalle persone a lui vicine? Infatti, quando finalmente un medico legale potrà effettuare l’autopsia, la versione cambia: decesso per “contusioni cerebrali dovute a mezzo contusivo”. Il ministro degli esteri De Michelis, forse troppo occupato nell’organizzare le sue serate in discoteca, tarda ad accettare e a divulgare le risultanze delle indagini svolte dalla Procura militare somale con la collaborazione di un funzionario italiano dell’Interpol .
Le ragioni più plausibili del delitto? I “berretti rossi” del dittatore Siad Barre (al potere, dopo un colpo di Stato, da più di vent’anni) fermano l’ematologo trapanese nottetempo, lo sottopongono a un duro interrogatorio per capire se si tratta di una spia e, quando si accorgono di aver esagerato con le violenze fisiche, decidono di inscenare un improbabilissimo suicidio. Poco dopo la situazione precipita e trascina con sé, “nel definitivo disastro, anche la politica somala italiana, costellata di scandali, di costose realizzazioni lasciate poi a marcire”: con l’assenso, negli anni, del PCI, della DC, del PRI ma - soprattutto - del PSI.
Augusto Cavadi
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