“Centonove” 24 novembre 2006
RADUNO A CALTANISSETTA
SOTTO LA TENDA DEL MONOTEISMO
Il dialogo fra ebrei, cristiani e islamici - per quanto accomunati sotto la tenda del monoteismo – non è strada di tutto riposo: incidenti, o accidenti, come il discorso del papa a Ratisbona lo confermano quasi quotidianamente. Tutto sarebbe meno arduo se ciascuna di queste tre tradizioni religiose non fosse ciò che in realtà è: un groviglio di correnti disparate. Da qui l’opportunità di trovare, prima ancora di rapportarsi ad altri, un certo accordo al proprio interno. Che questo accordo sia problematico fra gli ebrei, dispersi da duemila anni sull’intera faccia della Terra, è noto (e il prezioso volume Ebraismo di Hans Kung, tradotto in italiano dalla Rizzoli, lo spiega efficacemente). Che sia, allo stato attuale, quasi impossibile fra gli islamici lo attestano le terrificanti notizie di stragi perpetrate quotidianamente fra sunniti e sciiti. E fra cristiani? La situazione, spentisi i fuochi in Irlanda e nella ex-Jugoslavia, si presenta per fortuna meno drammatica. Ma non per questo promettente. L’ecumenismo fra cattolici, ortodossi e protestanti sembra battere il passo ormai da anni. Ad andare avanti, sommessamente, è una sorta di spaccatura silenziosa - che passa all’interno di tutte le comunità cristiane – fra conservatori (tentati dal fondamentalismo integralista) e progressisti (impegnati in una lettura sempre più accurata dei Testi biblici e, su questa base esegeticamente affidabile, in un processo di superamento di barriere sempre meno comprensibili).
In questa situazione di stallo, o per lo meno di lentissimo movimento, non si può sottovalutare il rilievo di un’iniziativa interconfessionale che, domenica 12 novembre, ha visto la confluenza a Caltanissetta, nel Palacannizzaro, di circa 700 credenti in Cristo per una “Giornata cattolico- evangelica siciliana”. Sono stati convocati, per momenti di preghiera e di confronto teologico, fedeli delle comunità più presenti nella nostra regione: dunque cattolici, valdesi-metodisti, luterani, battisti e avventisti. Quale il tema conduttore dell’incontro? A primo acchito suonerebbe del tutto estraneo al vocabolario quotidiano: “Giustificazione e riconciliazione”. Se però si analizza il primo dei due termini, il quadro si chiarisce. La constatazione più insistente ci fa toccare con mano quanto tutti si sia lontani dall’essere ‘giusti’: cioè corretti con gli altri, con sé stessi e, per chi ci crede, con Dio. Il cristianesimo è, essenzialmente, proposta di conversione da un’esistenza egocentrata ad una proattiva. Ma come realizzare questo passaggio - questa ‘pasqua’ - dalla tristezza dell’egoismo all’allegria della solidarietà? La tradizione cattolica ha insistito sullo sforzo etico soggettivo; la tradizione luterana ha insistito sull’azione gratuita di Dio che “rende giusti” i figli prescelti. La prima prospettiva ha indotto spesso al moralismo ascetico, la seconda ha rischiato di gettare nella disperazione quanti non si avvertivano ‘predestinati’. Sotto le sfide del terzo millennio, si tenta adesso di andare oltre gli unilateralismi e di sintetizzare la libertà responsabile del credente con la sua docile apertura alla presenza di uno Spirito che non si lascia imprigionare dalle logiche umane né tanto meno catturare dai riti. Una sintesi che si va elaborando sul piano della dottrina teologica ma che, soprattutto, emerge dalla narrazione di storie effettive di uomini e donne impegnate a favore dei fratelli e del cosmo: non con la presunzione di essere più “giusti” degli altri, ma con la speranza di fare delle proprie vite il segno visibile di un Amore assoluto e imprevedibile che “fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”.
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