Repubblica - Palermo
6.5.06
Il messaggio nascosto nello slogan elettorale
Quasi quasi ci mancavano. Dopo la campagna per le politiche - tu scegli il simbolo, il partito ha già scelto per te la sequenza degli eletti - tornano i faccioni sui maxi-manifesti elettorali per le regionali. Bisogna ammetterlo: se non fosse per lo scempio degli alberi (e per lo sfregio delle città: avete notato Palazzo Comitini?), è un ritorno troppo divertente per non rallegrarsene. Divertente e anche istruttivo: permette di misurare l’idea che i candidati si sono fatti (forse a propria immagine e somiglianza) dell’intelligenza dei cittadini. Che accade, infatti, secondo le loro aspettative? Che tu passeggi tranquillamente per via Libertà o sei bloccato in auto alla Circonvallazione, lo sguardo si posa distratto su un manifestone e - colpito da una frase ad effetto o anche solo da un volto accattivante - avverti l’indicibile esperienza dell’illuminazione: ora sai, finalmente, per chi votare. Non perché quello slogan ti sintetizzi un programma di governo o, per lo meno, una specifica strategia su questo o quell’altro argomento. No: solo perché è riuscito - distinguendosi dalla marea amorfa di innumerevoli stimoli pubblicitari - ad attirare, per un momento, la tua curiosità.
Ci avevi mai pensato che, se evidenzi certe lettere, “il momento di esserci” contiene l’abbreviazione usuale dei Democratici di sinistra? Ora che lo sai, non puoi coltivare inutili dubbi. Forse non saprai mai che cosa propone quel candidato sulla questione dell’immigrazione clandestina o dei finanziamenti pubblici alle scuole private: ma hai un motivo ben più determinante per sceglierlo.
Talora, però, con la ricerca dell’effetto speciale si esagera. Con conseguenze controproducenti in cittadini poco esperti in giochi di parole. Qualcuno, ad esempio, davanti al cesto di mele rosse di Manlio Mele ( “un politico che lavora” : per evitare d’essere confuso con i colleghi ancora in cerca di prima occupazione) si è rallegrato della novità proletaria: finalmente un contadino a Sala d’Ercole! Altri, con più malizia che sprovvedutezza, si sono chiesti perché tanta insistenza sulla “forza di Miccichè”: “Ma la Casa delle libertà non era per il proibizionismo?”.
D’altronde, quanti preferiscono entrare - per così dire - nel merito propositivo, corrono i loro rischi. Se quell’esponente dell’Udc ti promette “la certezza del lavoro”, come fai a non essere d’accordo? Puoi solo chiederti – visto che appartiene al partito del governatore - perché quell’obbiettivo così affascinante si è allontanato in questi cinque anni anziché ravvicinarsi; oppure sospettare che la certezza del lavoro c’è solo per chi vota in un certo modo e promette di mantenersi fedele. Mimmo Russo, di Alleanza Nazionale, ti chiede “Aiutatemi a difendervi”: e se per caso tu avessi paura proprio di persone come lui, con la fissazione della sicurezza, a chi ti devi rivolgere? Il suo collega di partito, Bartolo Sammartino, dichiara di volere una Sicilia “giovane, forte e fiera”: che ne sarà, allora, in caso di vittoria dell’ex vicesindaco di Palermo, di gente, come me, over 50, con qualche acciacco e un po’ di pudore nel dirsi siciliano? Un altro di AN, Guido Virzì, proclama che per i pensionati regionali, dopo “una vita di doveri” è arrivata la stagione dei “diritti”. E’ commovente questo partire dalla categoria di lavoratori notoriamente più sfruttata e peggio pagata dell’isola: tanto è vero che si stenta a trovare qualcuno disposto a farsi assumere dalla Regione. Per restare nell’area, un Tricoli chiede il voto in nome della “destra che si rinnova”: volto - e soprattutto cognome - davvero inediti nel panorama politico siciliano… Può consolare apprendere che Cuffaro ama i siciliani. Però quando vaghi col pensiero, tornando a casa dopo una giornata di fatica, nella tua mente stanca può insinuarsi una curiosità: ma i siciliani quanto amano Cuffaro?
E’ allora che capisci la genialità dei candidati che non si perdono in troppi giri. O ti ingiungono, senza complimenti, “sulla scheda scrivi…” (sottinteso: e poche chiacchiere) o fanno addirittura a meno del comando. Si limitano a fissarti con grandi occhioni chiari, rotondi, magnetici, resi ancor più irresistibili dall’amplificazione della gigantografia: quasi a dire “e poi vediamo se, nel segreto dell’urna, riesci a dimenticare Scoma”. “Anche se sei un uomo”, per citare miss Ars, Simona Vicari. Però, in questo caso, è più facile che ti ricordi, invece, di Alessandra Siracusa.
Per quanto mi riguarda, so già per chi votare e non voglio farne mistero. Devo solo trovare un candidato che prometta, come primo punto programmatico, la ferma richiesta alle autorità di polizia di punire esemplarmente politici, partiti e imprese di affissione che se ne fregano della normativa in vigore (tanto per far capire il senso civico che li spinge a scendere in campo). E, come secondo punto, l’incremento di tassazione per quanti - non paghi di bombardarci con messaggi immateriali - si intestardiscono ad assediarci (a spese loro? ) anche con la propaganda cartacea .
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