“Repubblica – Palermo”
28.2.06
Il volontario e il rapinatore buono
“Qualche sera fa, poco dopo le 23, mi incamminavo dalla stazione per corso Tukory. Andavo verso il mercato di Ballarò per riprendere l’automobile posteggiatavi la mattina”. L’e-mail è di Luca Dai, un giovane settentrionale che da qualche tempo svolge attività sociale fra Partinico (presso un’associazione ispirata a Danilo Dolci) e Palermo (presso un centro sociale all’Albergheria).
“La strada è desolata, passano poche macchine” – continua il breve racconto. E prosegue: “Con la coda dell’occhio scorgo avanzare verso me una persona con passo più veloce del mio. Penso: ma da dove è sbucato questo? Chissà dove andrà così di fretta? Proprio sotto alla pensilina, sopraggiunge, mi raggiunge, mi scosto per farlo passare: certo che va proprio di fretta! Mi tocca una spalla… mi volto… nella mano destra tiene una lama, me la mostra e mi dice in dialetto siciliano con un tono non troppo alto: dammi tutto, tira fuori tutto, dammi il telefonino! Lo guardo negli occhi…posso assicurare di aver visto gli occhi della fame! Occhi di fame ha una statura più piccola della mia, il cappuccio della felpa sopra la testa; il coltello lo ha già nascosto! Non ho paura in questo momento, sono sorpreso, gli dico che di soldi non ne ho! Occhi di fame ha una faccia buona, ma insiste: muoviti! Fai in fretta e non alzare la voce che ci sentono! Allora gli dico: guarda che te li darei ma non li ho, perché non mi vuoi credere? Non lavoro! Sono un volontario…vivo con 400 euro al mese! Apro il giubbotto, prendo il portafogli dalla tasca interna, lo apro: ho solo questi! Ecco questo è tutto quello che ho: 5 euro! Occhi di fame: dammi il telefonino! Vedi che sto rischiando 3 anni per 5 euro ? Ascolta, gli dico, vengo dal Nord, faccio il volontario. Lui mi guarda fisso negli occhi per la seconda volta…mi dà la mano, mi abbraccia, mi bacia e sussurra: scusa! Occhi di fame sparisce nella notte palermitana e lascia in me un gran senso di vuoto e dispiacere… Cerco di capire…mi viene da condannare il suo atto…è comunque violento…ma cerco di capire. Forse devo pensarci ancora, ma una cosa è certa: Occhi di fame non è cattivo! Sono veramente rammaricato per la sua condizione. Fino a quando?”.
Il messaggio telematico finisce qui. Che faccio? Lo spedisco nel cestino dove confluiscono le altre decine di e-mail giornaliere o lo strappo, per qualche ora ancora, all’oblìo? Domani i quotidiani siciliani parleranno degli scippi, delle piccole rapine, dei furti sempre più miserabili effettivamente consumati. (A Palermo un disgraziato è stato arrestato mentre cercava di rompere la vetrina di una libreria del centro storico. Il giorno prima, a Trapani, ad un mio amico libraio hanno scassinato il negozio e sottratto un registratore di cassa inservibile perché matricolato: per poco più di cento euro…). Ma di quell’unico tentativo abortito - abortito perché Occhi di fame non è stato abbastanza duro, abbastanza ‘professionale’ – non ne parlerà nessuno. Le statistiche non conosceranno il ravvedimento improvviso, e imprevisto, del ragazzo di quartiere che non è riuscito neppure come ladro. E i benpensanti - tra cui gli elettori che, grazie alla cortese mediazione del movimento autonomista di Lombardo, agevoleranno il ritorno in parlamento dei Leghisti di Bossi – resteranno della convinzione che si tratti (non anche, ma esclusivamente) di provvedimenti repressivi concernenti l’ordine pubblico. Senza sospettare neppure quante omissioni individuali, e quante latitanze istituzionali, presuppone la disperazione di Occhi di fame.
A Luca e ai suoi compagni d’avventura ho chiesto se episodi come questo li convincessero a mollare tutto, a ritornare dalle loro parti. Mi hanno risposto, un po’ stupiti, che proprio incontri di questo genere danno un senso al loro impegno: “Se ci sono delle piccole luci, come potremmo rischiare di spegnerle?”.
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