Repubblica – Palermo
22.11.05
Augusto Cavadi
DANIEL FOHR
Nelson e Georges
Nuova Ipsa
Pagine 92
Euro 7
Chi non ha mai ospitato un animale in casa, difficilmente apprezzerà una pièce teatrale interamente giocata sul dialogo fra Nelson, single impelagato in amori difficili, ed il suo gattone Georges. Per chi, invece, ha sperimentato la familiarità con un rappresentante di altre specie, nulla sembrerà più naturale, più credibile, di un ‘padrone’ che parla al suo Micio e di un Micio che gli risponde ora con stizza ora con umorismo. Il linguaggio delle parole, infatti, per quanto speciale non può pretendere d’essere l’unico tra viventi. Rivolgersi al felino accanto, poi, significa dare voce a una dimensione antropologica istintuale, viscerale, passionale che possiamo censurare solo a costo di gravi scompensi psichici. Non è un caso che in civiltà di raffinata elevatezza, come quella assiro-babilonese o egiziana, gli animali hanno prestato il volto alla rappresentazione del Divino. L’atto unico di Fohr non si srotola in allegria né si chiude lietamente: ma vuole insinuare qualche dubbio sulla convinzione, un po’ ingenua, che l’uomo sia il re dell’universo.
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