“Nientedipersonale”
8.8.2016
L’Italia
ripudia il ripudio (costituzionale) della guerra
Pochi conoscono ancora, sebbene sia attivo anche in
Italia da molti anni, il Movimento internazionale “We are church” (www.
we-are-church.org/it), un movimento di milioni di cattolici che – in anticipo
di molto sulle sia pur timide aperture di papa Bergoglio – chiede che nella
loro chiesa si ritorni alla autenticità del vangelo e alla democrazia dei primi
secoli del cristianesimo.
E’ di questi giorni
un intervento di Vittorio Bellavite, il coordinatore nazionale, a proposito
della decisione del governo Renzi di
partecipare alla guerra in Libia contro il sedicente Stato Islamico.
Cosa sostiene, in sintesi, questo documento emanato a Roma il 6 agosto 2016? I punti essenziali sono sei. I primi due
richiamano dati di cronaca di queste ore: “Giovedì 4 agosto in Parlamento, alle
Commissioni Esteri e Difesa, si è discusso della concessione da parte del
Governo italiano delle basi militari ai droni e ai cacciabombardieri USA per il
loro intervento in Libia. I ministri della Difesa e degli Esteri Pinotti e
Gentiloni, snobbando il Parlamento, non si sono presentati inviando due
sottosegretari. Nessun voto è previsto sulle decisioni del Governo, che violano
l’art. 11 della Costituzione. Per quanto il fatto sia incredibile, ieri venerdì
5 agosto i due maggiori quotidiani
(“Corriere della Sera” e “Repubblica”) non hanno pubblicato niente su questo
incontro. Ciò testimonia del basso livello a cui sono giunti nel nostro Paese,
almeno in questo momento, l’attenzione e l’impegno su questioni vitali per la
collocazione internazionale dell’Italia e per la stessa moralità dell’azione di
governo. Ugualmente è molto scarsa la consapevolezza dei gravi comportamenti del
nostro governo che continua a permettere l’esportazione di armi prodotte in
Italia verso paesi (Arabia Saudita e Qatar) che ne fanno un uso criminale in
aperta violazione della legge n.185 sul commercio delle armi (su questa
questione la ministra Pinotti continua a mentire di fronte alle ripetute
recenti denunce del movimento pacifista)”.
Il portavoce
di “Noi siamo chiesa” (forse la denominazione inglese sarebbe stata meglio
tradotta, meno letteralmente, con “Anche
noi siamo la chiesa”) passa dunque, anche in quanto sollecitato “dai frequenti
forti ammonimenti di papa Francesco sulla <<terza guerra mondiale a
pezzi>> ”, ad indicare quattro punti su cui l’opinione pubblica
(specialmente, ma non esclusivamente, cristiana) dovrebbe essere più insistentemente
invitata a una presa di coscienza interiore e a una presa di posizione
politica:
1)
“Qualsiasi
riflessione sulla situazione in Libia non può che partire da un giudizio
aspramente critico sull’intervento di tipo neocoloniale che nel marzo 2011 ha
sconvolto la Libia ed ha aperto la strada alla divisione del paese, allo
scontro fratricida tra le varie tribù ed anche all’arrivo dell’Is ed
all’emergenza profughi. La guerra costò 25.000 morti e danni immensi (un paese
che era nelle migliori condizioni in Africa ora è in difficoltà economiche
gravissime), fu condotta in violazione del diritto internazionale e di ogni
principio di moralità nei rapporti tra gli Stati. Il Governo italiano accettò
di partecipare concedendo l’uso di sette basi aeree e, in seguito, di una
flotta di cacciabombardieri, violando così in modo sfacciato lo stesso Trattato
di amicizia con la Libia firmato nel 2009”.
2)
“Inoltre un onesto approccio alla
situazione libica si può solo fondare su una generale presa di coscienza di
cosa è stato il passato coloniale italiano, quando l’invasione del
1911 costò al popolo libico centomila fucilati e impiccati e un dominio durato
più di trent’anni”.
3)
Alla
luce di queste premesse storiche, suonano del tutto condivisibili le opinioni
recentemente espresse da padre Alex Zanotelli (“Questa offensiva viene
percepita come una nuova guerra coloniale contro un paese arabo-musulmano.
Sarebbe un conflitto per il petrolio e magari per spaccare il paese in tre
stati, altro segnale tipico dei disegni coloniali”) anche in sintonia con Angelo
del Boca (“In un solo caso l’Italia può intervenire, nell’ambito di una
missione civile di pace e dietro la precisa richiesta dei due governi di
Tripoli e di Tobruk, che oggi si affrontano in una sterile guerra civile. Ma
anche in questo caso, l’azione dell’Italia deve essere coordinata con altri
paesi europei e con l’Unione Africana (UA)”. Dovrebbe essere chiaro,
inoltre, che “un intervento come quello
avviato dagli USA, che il governo italiano condivide e a cui collabora, non ha
alcuna efficacia per quanto riguarda il problema dei profughi ed
assoggetta il nostro paese a possibili attentati terroristici, guidati o
suggeriti dall’IS”.
4)
“Le forze
pacifiste sono troppo silenziose, c’è come una rassegnazione , una assuefazione
che non c’è stata in altri momenti. La situazione è complessa, lo sappiamo, la
viviamo. Siamo comunque obbligati a dire che questo intervento militare è nella
linea dei tragici errori/crimini costituiti dall’invasione dell’Afghanistan del
2001, dall’aggressione all’Iraq nel 2003 e alla Libia nel 2011 e dagli
interventi in Siria, tutti contro ogni legge umana e ogni precetto
evangelico e tutti inoltre fallimentari per quanto riguarda lo stesso
loro esito militare e politico. Speriamo che nel mondo cattolico italiano
le voci consapevoli della gravità della situazione si attivino, che le autorità
ecclesiastiche, tanto loquaci su tante questioni, non stiano zitte in una
comoda neutralità”.
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
www.nientedipersonale.com/2016/08/08/litalia-ripudia-il-ripudio-costituzionale-della-guerra/
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