“Monitor” 8.5.2015
Eucaristia cristiana o
mafiosa?
Sarebbe bello che tra un periodico e i suoi lettori
si attivasse una circolarità dialettica, intessuta di interlocuzione
(critica) sul web o di presenza
per evitare che chi scriva parli senza ascoltare e chi legge ascolti senza
parlare. Per questo, ancora una volta, sarò felice di incontrare chi vorrà
partecipare alla presentazione del recente saggio di Salvo Ognibene, L’eucaristia
mafiosa. La voce dei preti (Navarra, Marsala 2014, pp. 126, euro
12,00), in programma per oggi (venerdì 8 maggio 2015) alle ore 17,00 presso la
Biblioteca Fardelliana. Con l’autore, ne discuetremo Natale Salvo, Francesco
Genovese ed io.
Nonostante il sottotitolo del libro, le persone intervistate
non sono soltanto preti, ma anche una suora e alcuni laici; di particolare
interesse la testimonianza di un collaboratori di giustizia, l’ex-‘dranghetista
Luigi Bonaventura (“Io mi sono rivolto ad un prete, che si chiama don Mariano,
quando volevo collaborare e avevo dei contrasti con la mia famiglia. Più che
invogliarmi cercava di scoraggiarmi. Durante questo percorso, e con tutte le
difficoltà, mi sono rivolto anche ad altri preti, ma non c’è stato verso”).
Il
quadro che emerge non è monocromo. Ognibene non nasconde né le ombre né le
piccole luci evitando le demonizzazioni come le apologie d’ufficio. Cita
infatti cecità, ritardi, connivenze di ambienti ecclesiastici, ma anche i casi
di quei ministri di culto che vivono, prima di tutto, la funzione di pastori
del gregge capaci di affrontare – per difenderlo – anche i lupi più rapaci.
L’occasione sarebbe propizia per fare il punto della situazione a
Trapani e dintorni. Da alcuni anni mi capita di discutere dei rapporti fra
Chiesa cattolica e mafia in queste zone, per presentare libri miei e di altri
colleghi, e ogni volta sono stato colpito dall’assenza radicale di preti e
cattolici impegnati organicamente nelle
strutture della Diocesi. Le ipotesi più ragionevoli sono due: o abbiamo
un clero e un laicato cattolico talmente attrezzato intellettualmente e moralmente
da non aver bisogno di nessuna messa…a punto sulla questione oppure
le varie comunità cattoliche della zona sono totalmente indifferenti alla
problematica (nonostante i richiami degli ultimi tre papi, dell’ultimo in
particolare). Confesso che vari, convergenti, indizi mi orientano sulla seconda
che ho detto.
Spero che questa volta le cose andranno diversamente e che qualche
rappresenante della Chiesa cattolica trapanese porti la propria opinione e la
propria testimonianza. Anche perché le infiltrazioni mafiose, soprattutto a
livello di poteri politici e massonici, ci sono: e come ! Come ho avuto modo di
dire a proposito delle Lettere a Svetonio
curate da Salvatore Mugno (si tratta di alcune lettere scritte da Messina
Denaro dalla latitanza), la Chiesa cattolica può condannare i mafiosi ma, se se
ne vuole davvero liberare, deve rendere la vita interna alle proprie parrocchie
così sobria, così fraterna, così solidale, così rispettosa delle donne e dei
piccoli…che i mafiosi stessi, per primi, decidano di non frequentarle perché
abissalmente lontane dalla mentalità accumulatrice, prepotente, violenta. In
quelle Lettere Matteo Messina Denaro
confida di essere ateo: se non saranno i credenti a prendere le distanze dai
mafiosi, non ci resterà che sperare nella presa di distanza dei mafiosi dai
credenti?
Augusto Cavadi
www.augustocavadi.com
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